UN BUCO CON DUE CANZONI INTORNO |
Capitolo 3 - Il potere della canzonetta nasce in TV |
Nel 1666 si coniò l'espressione latina annus mirabilis per indicare l'“anno meraviglioso” della scienza, quando Isaac Newton scoprì le funzioni matematiche, subito applicate alla fisica. Una benedizione sul piano del calcolo, che da quel momento fu in grado di progredire e cominciare a cambiare la visione del mondo. Da allora qualunque campo vanta un annus mirabilis, momento chiave che apre le porte all'evoluzione. Naturalmente, dunque, anche la discografia ha il proprio: il 1954. Verso la metà di quell'anno, infatti, l'industria musicale vede un decollo verticale, dato dall'introduzione e diffusione un anno prima del microsolco. Al km 12 della Tiburtina nasce, alla fine del 1953, la RCA (all'epoca accreditata come “Radio e Televisione Italiana affiliata alla Radio Corporation of America”, vd. foto 1 e 2). Ma sul mercato operano già a 360 gradi alcuni dei maggiori distributori: la Decca, che ha appena acquisito la rappresentanza di London e Capitol; i celeberrimi fratelli Gürthler, intelligenti imprenditori che hanno il merito di mescolare sapientemente i generi pop, melodico e jazz nel nostro Paese raggruppando nella Saar la Vogue, la Mercury, la Pye, la Music e la Jolly; infine la VCM (Voce del Padrone-Columbia-Marconiphone) che, sebbene specializzata e versata nella produzione di musica classica e lirica, che costituiva un buon 80% del suo catalogo, strizzava l'occhio al jazz americano anni '40 ristampando incisioni storiche di sua proprietà di Tommy Dorsey, Artie Shaw, Benny Goodman (foto 3). Ma il panorama è davvero ricco. La Coral (foto 4), società americana che stampa in Germania e distribuisce in tutt'Europa con curiose copertine cucite su due lati a filo di scozia, pubblica davvero di tutto, dai crooners più sconosciuti al country più remoto, passando per gruppi vocali maschili e femminili, bianchi e neri, folk, pop, Rock'n Roll e naturalmente le big band del jazz. Insomma, una spremuta di americanità sullo strascico dello sbarco degli Alleati. Segnalo in questo senso l'opera della MGM, che in Italia era presente con le colonne sonore dei suoi film. Una curiosità: sul retro dell'EP di George Shearing (foto 5 e 6) c'è la prova inequivocabile dello sbarco dei 45 giri in Italia nel 1952. Con l'introduzione del primo canale Rai (3 gennaio 1954), negli spazi culturali e di evasione - dalle dirette dei concerti di Toscanini alla Scala di Milano alla cinematografia trasmessa su piccolo schermo - la musica diviene protagonista. Si assiste a una lenta e inesorabile celebrazione mediatica della musica, dove dal jingle al sottofondo, dallo “stacco” alla sigla, le sette note identificano un momento del video e lo fissano in un ricordo. Un esempio? I quarantenni come il sottoscritto avranno ancora in mente il famoso Intervallo degli Anni Settanta. I più colti sapranno che è la sequenza di un tempo della Passacaglia in sol minore di Haendel e di un tempo della Sonata in Re Maggiore di Pietro Domenico Paradisi. E che dire dell'Eurovisione? E' l'ouverture del Te Deum di Marc-Antoine Charpentier, con le sue incredibili trombe barocche. I cantanti della vecchia guardia conoscono una nuova era grazie alla tv. Se prima era possibile ascoltarli solo per radio o per... puntina, ora rivelano al grande pubblico anche un volto, dando un impulso alle vendite ma innestando un meccanismo di identificazione della voce con un personaggio che segna il prodromo, l'introduzione, le radici di un lungo discorso sul connubio di tv e discografia che nei primi Anni Settanta, con la rivoluzione culturale giovanile, sfocerà in una querelle storica: lo “strapotere” delle case discografiche e la loro influenza assoluta sulle mode giovanili. E' ormai più di un'ipotesi, qualcuno dice già tesi, che le mode giovanili che hanno imperato fino agli albori del Terzo Millennio (oggi gli stimoli arrivano da altri lidi) siano nate nell'ufficio di direttori artistici estrosi e intraprendenti. “Il mercato va mosso”, soleva dire un noto general manager della EMI degli Anni Sessanta di cui taccio il nome per carità di patria, “dobbiamo inventarci qualcosa”. E puntualmente, attraverso etichette sussidiarie o confezionate ad hoc, nascono idoli calzati e vestiti, pronti per innestarsi in qualche ala contestatrice e creare movimento. Vorreste qualche nome? Avremo modo di approfondire il discorso intorno al 1964. Nel 1954 però siamo ancora lontani da questo fenomeno. In quel periodo sono solo 50.000 gli apparecchi televisivi in Italia, a fronte di vendite di dischi complessive per 3 miliardi di Lire. Inoltre la musica dominante è ancora quella semplice e diretta: la musica da ballo. Centinaia di orchestre grandi e piccole incidevano allora per l'industria italiana. Ricordiamone i leader più fortunati: Cinico Angelini, Pippo Barzizza e Gorni Kramer (Fonit); Edoardo Lucchina (Durium), Umberto Tucci e Ugo Mantovani (RCA dal 1959), Leonildo Marcheselli (CGD), Raffaele Paverani (Embassy dal 1958), Aldo Maietti (autoprodotto dal 1960 in poi). 3 - continua |
Foto 1 e Foto 2 Foto 3 e Foto 4
Foto 5 e Foto 6 |